Ieri sera arriva l’e-mail dell’organizzatore di “Lavoro in frantumi“, un evento che si è tenuto giusto un anno fa a Bologna:

Carissimi, il libro Lavoro in frantumi è finalmente pronto. Se mi fate avere un indirizzo vi spedisco la copia omaggio che spetta a chi ha contribuito con un pezzo.

Beh, buono. Avevo quasi perso le speranze sul destino di questa pubblicazione. Vedere riportato ora il mio intervento a fianco del saggio di Andrew Ross (!!) è una bella sorpresa che mi mette di buon umore. Se siete interessati, trovate informazioni sul sito di Ombre Corte, l’editore. Di seguito vi riporto una scheda del libro:

Lavoro in frantumi - Ombre CorteLavoro in frantumi
Condizione precaria, nuovi conflitti e regime neoliberista
a cura di F. Chicchi ed E. Leonardi
pp. 222
‚¬ 20,00
isbn 978-88-97522-05-8

Il libro

Cosa resta oggi del lavoro che abbiamo conosciuto nella modernità  industriale? Verosimilmente solo alcuni frammenti, che non è facile, e forse nemmeno utile, cercare di ricomporre. La moderna relazione tra lavoro e cittadinanza è oggi, infatti, rimessa completamente in discussione. Se da un lato essa è l’esito di una insistita strategia di deregolamentazione e umiliazione del lavoro, il cui effetto principale è una condizione di precarietà  generalizzata, dall’altro occorre trovare, all’interno e contro di essa, una via di fuga capace di favorire l’emergere di quella montante eccedenza di soggettività  che la fine del lavoro fordista lascia intravvedere. Per comprendere il fenomeno nella sua complessità  occorre allora evitare di ridurre l’analisi della condizione del lavoro all’interno di un tanto necessario quanto insufficiente paradigma dell’afflizione, e studiare invece il rapporto che nel capitalismo postfordista e biopolitico viene a instaurarsi tra lavoro, produzione sociale e appropriazione della ricchezza. Il volume propone in particolare una riflessione transdisciplinare sul modo in cui le diverse forme del lavoro si inscrivono nel nuovo processo di creazione del valore fondato, ormai in modo sempre più diretto, sull’intero tempo di vita e sulla cooperazione sociale. L’intento è quello di indagarne la frantumazione e la precarizzazione come uno degli elementi cardine, accanto ai processi di finanziarizzazione, del nuovo regime di accumulazione capitalistico. Solo mettendo in relazione quest’ultimo con le resistenze che lo attraversano è possibile cogliere gli elementi che carattarezzano le nostre società  e le forze che ne possono mutare il corso.

Gli autori
A. Amendola, E. Armano, D. Banfi, S. Bologna, A. Cazzola, F. Chicchi, S. Cominu, A. Curcio, A. Fumagalli, M. Gray, E. Leonardi, S. Lucarelli, S. Mezzadra, C. Morini, A. Ross.

I curatori
Federico Chicchi insegna Sociologia del lavoro e Organizzazione e impresa presso la Facoltà  di Scienze Politiche dell’Università  di Bologna. Tra le sue pubblicazioni: Capitalismo, lavoro e forme di soggettività  (Sapere2000, 2005) e, con Gigi Roggero, Lavoro e produzione del valore nell’economia della conoscenza (Franco Angeli, 2009).

Emanuele Leonardi è PhD candidate presso il Centre for the Study of Theory and Criticism, University of Western Ontario. Tra le sue pubblicazioni: “Ricchezze e limiti dell’ambientalismo”, in Ottavio Marzocca (a cura di), Governare l’ambiente? (Mimesis, 2009).

Alla fine dalla lunga maratona alla Leopolda dei rottamatori guidati da Matteo Renzi sono uscite queste proposte (mi limito a queste, visto che seguo il tema del lavoro) per riformare la questione Lavoro in Italia.

19. Riformare le pensioni per avere ancora le pensioni. Sulle pensioni si può, fin da subito, parificare l’età  pensionabile delle donne con quella degli uomini, instaurando una finestra anagrafica unica di 63-67 anni per accedere al pensionamento con assegno proporzionato alla speranza di vita secondo coefficienti attuariali aggiornati annualmente. Accelerare il passaggio al sistema contributivo per tutti. Eliminazione delle pensioni di anzianità  nell’ambito di un patto tra le generazioni. Parte dei risparmi ottenuti andrà  utilizzata per finanziare l’azzeramento dei contributi previdenziali per i giovani neo-assunti

20. Nuove regole per evitare il cumulo delle pensioni.

26. Riformare gli ordini professionali. Bisogna abolire gli ordini professionali superflui e ricondurre i rimanenti a una funzione di regolatori del mercato e non di protezione corporativa per quanti esercitano già  la professione. Bisogna arrivare all’abolizione delle tariffe minime e ulteriore riduzione dei vincoli alla pubblicità  per gli studi professionali, in maniera tale che tutti abbiano la possibilità  di farsi conoscere.

29. Liberalizzare le assicurazioni su infortuni e malattie. Le attività  svolte dall’Inail, il monopolio pubblico che si occupa dell’assicurazione per le malattie e per gli infortuni dei lavoratori svolge una funzione tipica di qualunque società  di assicurazione privata. Bisogna allora aprire all’accesso dell’attività  di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro da parte di imprese private di assicurazione o di riassicurazione.

35. Superare il precariato attraverso il contratto unico a tutele progressive. Per superare il dualismo del mercato del lavoro, che vede parte dei lavoratori con tutte le garanzie e gli altri (i giovani) senza nessuna garanzia, occorre introdurre un contratto unico a tutele progressive che dia maggiori certezze ai giovani.

36. Riformare gli ammortizzatori sociali. Bisogna passare dalla cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, a indennità  di disoccupazione universali, applicabili anche ai dipendenti di piccole e medie imprese e improntati al criterio del welfare to work sul modello danese.

37. I contratti aziendali contro i salari poveri. Oggi i lavoratori italiani ricevono un salario mediamente più basso rispetto a paesi a noi vicini come la Germania e la Francia. Un modo per avere salari più alti per i lavoratori italiani è quello di sostenere i contratti aziendali che possano, quando le condizioni aziendali lo permettano, crescere oltre quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro.

38. Aliquote rosa. L’Italia ha la più bassa percentuale di occupazione femminile d’Europa. Anche il tasso di attività  femminile, cioè il numero di donne che si presenta sul mercato del lavoro, è il più basso. Un’agevolazione fiscale riservata all’assunzione delle donne e per un certo congruo numero di anni può portare a riallineare in alto la parità  uomo donna sul piano del lavoro.

Tratte dalle 100 Proposte di Matteo Renzi (& Co.)

In estrema sintesi Renzi appoggia la linea riformista di Pietro Ichino (35), con riforma allegata degli ammortizzatori (36), ma non per tutti, sebbene si parli di universalità , una idea per il vero, già  proposta da Sacconi nel Collegato Lavoro e nello Statuto dei Lavori. Renzi poi punta su aliquote rosa e contrattazione decentrata in deroga a CCNL (anche questa presente tra le righe del famoso Articolo 8 della manovra del Governo Berlusconi). Sulle liberalizzazioni spinge più in là  la filosofia del decreto Bersani, prevedendo l’eliminazione di Ordini professionali. Su pensioni la pensa come Boeri sul contributivo per tutti, ma eliminerebbe pensioni di anzianità  (!) tenendo solo finestra d’uscita 63-67 uguale per tutti, uomini e donne e agevolando con equilibri di cassa il lavoro giovanile con contribuzione figurativa, a costo zero cioè sul costo del lavoro giovanile (una linea per altro simile a quella di Montezemolo). Del tutto nuova e interessantissima l’ipotesi al punto 29 di liberalizzazione di assicurazioni su infortuni e malattie, dove però non si fa esplicito riferimento a nessuna ipotesi di opt-out dal sistema pubblico.

In altre parole niente di totalmente divergente dalla linea del partito o perlomeno di alcuni suoi esponenti (preferendo il riformismo di Ichino alla linea di Fassina), contaminata da posizioni eterogenee e in alcuni casi di destra. Ancora completamente assente un discorso sull’universalità  del diritto (reddito di cittadinanza e simili) o più elementari equiparazioni tra lavoratori in generale, che possa includere i lavoratori indipendenti e i freelance, per esempio.