Si perde la sensazione di isolamento, si trovano nuovi contatti e aumenta la produttività  individuale. Lo raccontano loro stessi nella seconda Global Coworking Survey condotta da Deskmag e presentata il 3 novembre a Berlino. Più di 1.500 coworker di 52 Paesi hanno confermato un giudizio positivo sulla condivisione dell’ufficio. Voto medio assegnato ai coworking nel mondo: 8,4. I valori principali che si ritrovano sono il senso della comunità  (96% dei rispondenti); la libertà  (93%); l’indipendenza (86%) e perfino il benessere fisico (85%). In questi spazi non mancano aree di ristoro, per il relax e la collaborazione. I freelance si conoscono quasi tutti per nome, si fidano a lasciare i propri strumenti incustoditi e ottengono anche interessanti miglioramenti nel business. Il 93% sostiene di avere migliorato le proprie reti sociali, l’86% anche quelle di business. Maggiore produttività  e perfino maggiore fiducia in se stessi accompagnano spesso un accrescimento delle competenze lavorative. Prima dello spazio si apprezzano i “colleghi” d’ufficio al punto che l’86% degli attuali frequentatori non ha programmato spostamenti per il 2012. Per l’anno prossimo i manager prevedono ulteriori incrementi ma nonostante la fiducia e la crescita degli utenti soltanto il 39% dei coworking fa profitti. Un quarto delle iniziative sono tuttavia no-profit. La maggior parte dei promotori ha messo soldi di tasca propria, una media di 45.800 euro per l’avviamento, e trovato un unico principale concorrente:  il tetto di casa, amato ancora dai freelance sedentari.

Dario Banfi, Avvenire, 9 novembre 2011, p.21 (èLavoro).
Scarica l’articolo “Coworking. Lavoro 2.0: libero e condiviso” in formato .PDF.

Leggi anche:

Locandina - Presentazione "Vita da freelance" a Tradate (VA)Venerdì sera (11.11.11, data propizia, che dite?) insieme a Sergio Bologna e agli amici dell’Associazione Argonauta parleremo ancora di lavoro, professioni, e freelance, anzi soprattutto di freelance e della loro vita. Ci troviamo a Villa Ruffini, ore 21.00 a Tradate (VA). Venite?

L’introduzione all’evento, redatta dagli organizzatori:

Lavoratori della conoscenza. Stiamo parlando di lavoratori che non sono né salariati, né precari, anche se sono economicamente dipendenti e hanno occasioni di lavoro intermittenti. Hanno una formazione elevata, lavorano nel terziario avanzato, nell’editoria, nei giornali, nella moda, nella pubblicità . Sono web designer e freelance. Sono stati “partoriti” dalla scolarizzazione di massa, dall’economia di rete e dal capitalismo cognitivo. Sono passati 20 anni dall’analisi sul lavoro autonomo di seconda generazione fatta da Sergio Bologna, studio che ci ha aiutato a capire le contraddizioni di questo processo, che ha determinato una progressiva riduzione del numero dei lavoratori dipendenti. Oggi questa tendenza è in aumento “poiché questo genere di modalità  di erogazione del lavoro, è la modalità  in cui si esprime l’attuale paradigma del lavoro individualizzato e frammentato, centrato sui saperi, sulle relazioni e sulle differenze”. In questo scenario la scommessa esistenziale sembra essere stata liberamente sottoscritta dalle nuove generazioni di “autonomi” e svincola lo “stato sociale” dalle funzioni di garanzia sulla sussistenza dei lavoratori. Questa nuova generazione è giovane, svolge professioni che si sarebbero dette “intellettuali” in un passato ancora recente in cui godevano di un elevato grado di autonomia e di possibilità  economiche, sempre alla ricerca di nuove competenze. Li caratterizza la creatività , ed è sulla creatività  che il lavoratore autonomo deve far leva dentro un mercato del lavoro che segnala la tendenza verso una perdita ulteriore di posti di lavoro a tempo indeterminato. Questa è la scommessa che si sta giocando. Nel frattempo questo popolo delle partite iva lavora in un mercato senza regole, nella più completa indifferenza di qualsiasi organizzazione. Di questo tratta il libro “Vita da freelance”, di questo vogliamo discutere anche se, come afferma Sergio Bologna, è difficile trovare oggi qualcosa o qualcuno che sulla condizione lavorativa sappia dire una parola esauriente o sappia proporre un modo concreto per ridare forza al lavoratore nei suoi rapporti con il datore di lavoro e le istituzioni. Nei casi migliori c’è qualcuno che prova a sperimentare terreni, che si focalizza su una situazione o una tipologia contrattuale. Occorre probabilmente costruire una rete, creare sinergie, occorre rendere “visibile” il risveglio dell’interesse per il lavoro e il risveglio di una volontà  dei lavoratori di farsi rispettare. 

Scarica la Locandina (.pdf) e l’Introduzione (.doc).

Mancano pochi giorni all’Internet Government Forum 2011 di Trento. Giovedì 10 novembre alle 16.00 si parla di lavoro e Internet nel seminario “Lavoratori in Rete, felici e sfruttati”. Arturo Di Corinto modera CarloFormenti, Vincenzo Moretti e il sottoscritto. Cuore del dibattito, l’ultimo saggio scritto da Carlo Formenti “Felici e sfruttati” (Egea, 2011).

Che cosa fate, venite a chiacchierare con noi?