La sinistra senza sinistra

Sinistra senza sinistra

Il sottotitolo di questo libro recita “Idee plurali per uscire dall’angolo“. E ben si addice ai temi affrontati, che per quanto riguarda il lavoro, vedono contributi di Tito Boeri sul Merito o il bel saggio di Sergio Bevilacqua sul Popolo delle partite IVA, qui liberamente scaricabile. in formato .PDF.

Molto interessanti sulle questioni tecnologiche sono anche i contributi di E. “Gomma” Guarneri sul tema dei commons e quello di Raf Valvola Scelsi sulle questioni della gratuità  in Rete.

Ed è dal suo saggio, diffuso con licenza CC Not Commercial 2.5, che riporto un brano piuttosto interessante:

D’altro canto il software è necessario nel lavoro. Per lavorare, infatti, bisogna conoscere gli strumenti informatici. Pagare per imparare a utilizzarli è una vera e propria tassa di ingresso sul mercato del lavoro. è come se si pagasse una percentuale al governo britannico ogni qual volta si imparasse l’inglese. In entrambi i casi siamo di fronte a precondizioni lavorative imprescindibili. Ecco perché la definizione di strumenti e di software “free” oggettivamente contribuisce a democratizzare il mercato del lavoro.

Se ci pensate questa “tassa” è tanto più salata quanto più si deve pagare in proprio. I costi di formazione non sono interamente deducibili da un freelance, così come l’acquisto di software si ammortizza in quattro anni, quando oramai è già  passato il momento di acquistarne altro.

Se è vero che oramai tra tecnologia e produzione intellettuale autonoma esiste un vincolo strettissimo, la questione è aperta e dovrà  in futuro trovare una soluzione concreta da parte del legislatore, da un lato, che dovrebbe rendere sostenibile questa “tassa” (i metodi sono centomila, dagli incentivi per l’autoimpiego, alla detassazione della formazione ecc.) e, dall’altro lato, da parte dei lavoratori indipendenti, che dovranno fare fronte comune per condividere soluzioni aperte.

Un’idea è quella di creare kit di base con i tool gratuiti per la produttività  individuale, un po’ come in Rete già  si è sviluppata la comunità  open per lo sviluppo di O.S. e in questi anni dei CMS e relativi framework.

Credo sia arrivato il tempo di affrontare anche “i commons del lavoro digitale”.