Apprendo navigando su LinkedIN che esistono oggi i Long Tail Consultant e mi chiedo se fra breve salteranno fuori anche i Feed Strategist, i Buzzing Consultant o i Fake’s Inseminator. Sì, proprio quest’ultima potrebbe essere una buona “professione al tornasole”, per mettere cioè alla prova il canale mainstream, come piace a molti online. Il cane non abbia più soltanto, ma vuole mordere. Anche questo fa parte del Web 2.0. La vicenda Sarah Palin lo dimostra. A onor del vero bisogna dire, però, che l’effetto generato è spesso più quello del marketing virale.
Quando penso alle professioni classiche riesco quasi sempre ad associare il cuore dell’innovazione che ha dato vita a quel mestiere. Per i sarti c’è un ago e un filo con cui la mia immaginazione si salva, per il fabbro un tornio, per il giornalista una macchina per scrivere, anche se non la usa più nessuno. Nella diaspora professionale che ruota intorno alle tecnologie è invece sempre più difficile capire chi fa che cosa e soprattutto come. In particolare nel contesto delle professionalità indipendenti, fuori cioè dai classici cicli produttivi (anche se de-industrializzati) tipici delle società informatiche.
—————–
P.S. Per gioco, faccio omaggio agli amici del Corriere delle Comunicazioni di questo mio contributo entropico, e molto markettaro, oltre che iniziatico [per me] al mestiere di Web Faker. Come detto sopra, il faking di questo genere non è del tutto estraneo al marketing. O mi sbaglio?