Perché sono a favore della pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi online:
- perché almeno la smettiamo con questi piccoli segreti del vicino di scrivania che guadagna più di noi;
- perché così si comprendono le fatiche e le assurdità della vita;
- perché chi evade le tasse potrebbe (forse) smetterla di fare il furbo, giudicato da tutti;
- perché tanto, data una determinata situazione occupazionale, è comunque facilmente deducibile il range retributivo all’interno del quale si posiziona una figura professionale;
- perché in molti, sapendo di non poter più mentire, adotterebbero comportamenti più consoni al ruolo e alla funzione per cui sono pagati (*Cfr. il caso pratico riportato sotto);
- perché così si diffonde una migliore cultura delle retribuzioni e una maggiore attenzione al rapporto tra qualità individuali e posizione sul mercato.
In particolare, credo molto in quest’ultimo punto, che negli altri Paesi – soprattutto quelli di matrice anglosassone – è molto sentito. I top manager americani, per esempio, pubblicano il valore della propria retibuzione lorda sul biglietto da visita. In Italia, invece, devi fare finta di investigare chissà quale database o chiedere a parenti stretti corrotti con due caciotte e un salamino piccante per scoprire alla fine i segreti di Pulcinella.
La trasparenza è un danno soltanto per chi ha qualcosa da nascondere. E sulla questione sollevata da Grillo sulla criminalità organizzata, dai, non scherziamo, questa ha già le sue fonti…
*Un caso pratico riferito al punto 5 – Chi legge questo blog sa che non mi sottraggo a considerazioni che hanno a che fare con le mie esperienze personali e ve ne cito una. Qualche anno fa, esattamente nel 2005 quando seppi che stavo per diventare padre ebbi un sussulto di gioia e al tempo stesso fui preso dal panico, per il mio – e non solo mio – futuro.Continua a leggere